“Venghino, venghino, Signori!”
Italiano, questo sconosciuto!
che imperversa in Italia in maniera trasversale, e non riguarda più solo gli studenti di ogni ordine e grado…
Nel social network “La Scuola che Funziona”, qualche anno fa nacque una discussione, generata da un bell’articolo di Maurizio Crosetti pubblicato su La Repubblica l’8 dicembre 2009: “Italiano, questo sconosciuto”.
La discussione si è dipanata a lungo e ci sono stati numerosi interventi favorevoli o contrari alla tesi, sostenuta dall’articolo, che stiamo assistendo in questi ultimi anni ad un preoccupante e strisciante fenomeno di analfabetismo di ritorno.
Riportiamo qui alcuni degli interventi più significativi, nella speranza di stimolare la discussione su questo tema di scottante attualità…linguistica.
Questo il titolo e le parti essenziali dell’articolo:
Italiano, questo sconosciuto:
“Studenti quasi analfabeti”
di MAURIZIO CROSETTI (La Repubblica – 8 dicembre 2009)
[ ] …Come nasce lo “studente analfabeta”? Quando comincia a diventarlo? “I guasti iniziano nella scuola dell’obbligo”, risponde Tullio De Mauro, il padre degli studi linguistici italiani. “Il buonismo degli insegnanti ha fatto grossi danni, ormai si tende a promuovere un po’ tutti e non si sbarra il passo a chi non è all’altezza. Ma il disprezzo per la lingua italiana risiede anche in certi romanzi di nuovi autori, pieni di parolacce e di inutili scorciatoie, e nel linguaggio sempre più sciatto dei giornali dov’è quasi scomparsa la ricchezza della punteggiatura”.
[ ]…“Credo che il predominio dell’inglese stia nuocendo all’uso dell’italiano”, sostiene il noto linguista Gian Luigi Beccaria. “Ormai è necessario alfabetizzare adulti e ragazzi, e la colpa è di un intero percorso scolastico che non sempre funziona. Le lacune nascono da lontano. Inoltre, l’uso esclusivo di telefoni cellulari e computer come strumenti di comunicazione non aiuta la nostra lingua: l’italiano sta regredendo quasi a dialetto”. Lasciando perdere gran parte della narrativa italiana contemporanea, dov’è possibile far tesoro della lingua giusta? “Leggendo o rileggendo autori esemplari per pulizia dello stile e chiarezza: penso a Primo Levi, a Calvino, ma anche a Pirandello e Pavese”.
[ ]…Secondo recenti e sconfortanti statistiche, il venti per cento dei laureati italiani rischia l’analfabetismo funzionale, cioè la perdita degli strumenti minimi per interpretare e scrivere un testo anche semplice. E la percentuale sale tra i diplomati: trenta su cento possono diventare semi-analfabeti di ritorno. Una delle cause può essere l’abbandono della grammatica e della fatica della sintassi: già alle medie non si studiano quasi più, figurarsi al liceo.
[ ]…“Siamo di fronte a un’autentica violenza nei confronti della parola”, risponde Giovanni Tesio, critico letterario e docente all’Università del Piemonte Orientale. “Ma non dipende solo dalla scuola: la colpa è anche delle famiglie e dei modelli culturali. La prevalenza dell’immagine porta a una disattenzione verso i testi, e comunque è vero che mancano le basi. Me ne accorgo correggendo tesi di laurea non solo scritte male, quello sarebbe il meno, ma anche piene di strafalcioni. Perché per decenni si è demonizzata la grammatica, come se tutto dovesse essere facile e divertente. “Ebbene, a scuola non tutto può né deve essere facile e divertente”.
Ecco gli interventi più significativi…
Risposto da Noa su 10 dicembre 2009 / 16:23
La tecnologia secondo me svela, non è certo la causa di tutto questo. Anche se facilita: la scrittura veloce avvalla il refuso, sdogana gli svarioni, ma è facile riconoscerli dai veri strafalcioni.”
anch’io penso talvolta che gli errori di ortografia che fanno i nostri alunni,
(dalle elementari alle superiori), siano dovuti più ad una forma di trascuratezza e di noncuranza che ad ignoranza vera e propria.Altre volte è una pronuncia errata, regionale, a determinare l’errore;
ad esempio in Veneto sono appunto le doppie il tallone d’achille di molti alunni,
e invano il loro insegnante li ammonisce: “Mi racomando, ragassi, atenti alle dopie!”(sic!).
Da noi, nel sud, i nostri studenti sono spesso indotti in errore da una pronuncia troppo marcata
che privilegia le consonanti sonore alle sorde e, al contrario, raddoppia volentieri:
“Mi chiamo Andonio, sono di Cambobbasso e freguendo la quinda elemendare.
Se quacche volda mi sbaglio a sgrivere, è perché mi emozziono facilmènde!” (sic!)
E c’è poi anche il fenomeno dell’ipercorrezione che induce qualcuno a sostituire nel parlare, e di conseguenza nello scrivere, tutte le sonore con le sorde :
“Tutto pene, pampini? Volete antare sulla ciostra e manciare una merentina?”
(questo errore di pronuncia lo fanno in verità anche i tedeschi quando parlano in italiano:
ascoltare Papa Benedetto XVI per credere!)E che dire dell’Emilia Romagna, dove una pronuncia errata costringe all’errore ortografico
i malcapitati alunni, (e non solo loro!) :
“Suvvia, ragasuole, andate sotto le doccie e lavate bene quelle faccie sudaticcie e ricordatevi di dare le mancie al custode e attente alle pronuncie delle parole in -cia e -gia !”.
Ma naturalmente la pronuncia errata, come anche la tecnologia invadente e invasiva, non è che una delle tante con-cause degli incidenti di percorso nel terreno minato dell’ortografia…
La madre di tutte le cause è a mio avviso, come anche qualcun altro ha scritto in questo forum,
l’aver dismesso la buona pratica della lettura, il fatto cioè che i nostri alunni abbiano perso,
anzi non abbiano mai preso, la buona abitudine di leggere…
Non so dove l’ho letto, ma condivido:
(continua…)