Italiano, questo sconosciuto: Analfabetismo di ritorno

2 Nov

“Venghino, venghino, Signori!”

Un articolo fresco di giornata di Maurizio Crosetti, impone una seria riflessione sull’analfabetismo rampante e di ritorno
che imperversa in Italia in maniera trasversale, e non riguarda più solo gli studenti di ogni ordine e grado…
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Nel social network “La Scuola che Funziona”, qualche anno fa nacque una discussione, generata da un bell’articolo di Maurizio Crosetti pubblicato su           La Repubblica l’8 dicembre 2009: “Italiano, questo sconosciuto”.

La discussione si è dipanata a lungo e ci sono stati numerosi interventi favorevoli o contrari alla tesi, sostenuta dall’articolo, che stiamo assistendo in questi ultimi anni ad un preoccupante e strisciante fenomeno di analfabetismo di ritorno.

Riportiamo qui alcuni degli interventi più significativi, nella speranza di stimolare la discussione su questo tema di scottante attualità…linguistica.

Questo il titolo e le parti essenziali dell’articolo:

Italiano, questo sconosciuto:
“Studenti quasi analfabeti”

di MAURIZIO CROSETTI   (La Repubblica – 8 dicembre 2009)

[ ] …Come nasce lo “studente analfabeta”? Quando comincia a diventarlo?          “I guasti iniziano nella scuola dell’obbligo”, risponde Tullio De Mauro, il padre degli studi linguistici italiani.                                                                                                  “Il buonismo degli insegnanti ha fatto grossi danni, ormai si tende a promuovere un po’ tutti e non si sbarra il passo a chi non è all’altezza.  Ma il disprezzo per la lingua italiana risiede anche in certi romanzi di nuovi autori, pieni di parolacce e di inutili scorciatoie, e nel linguaggio sempre più sciatto dei giornali dov’è quasi scomparsa la ricchezza della punteggiatura”.

[ ]…“Credo che il predominio dell’inglese stia nuocendo all’uso dell’italiano”, sostiene il noto linguista Gian Luigi Beccaria. “Ormai è necessario alfabetizzare adulti e ragazzi, e la colpa è di un intero percorso scolastico che non sempre funziona. Le lacune nascono da lontano. Inoltre, l’uso esclusivo di telefoni cellulari e computer come strumenti di comunicazione non aiuta la nostra lingua: l’italiano sta regredendo quasi a dialetto”. Lasciando perdere gran parte della narrativa italiana contemporanea, dov’è possibile far tesoro della lingua giusta?                                                                                                       “Leggendo o rileggendo autori esemplari per pulizia dello stile e chiarezza: penso a Primo Levi, a Calvino, ma anche a Pirandello e Pavese”. 

[ ]…Secondo recenti e sconfortanti statistiche, il venti per cento dei laureati italiani rischia l’analfabetismo funzionale, cioè la perdita degli strumenti minimi per interpretare e scrivere un testo anche semplice. E la percentuale sale tra i diplomati: trenta su cento possono diventare semi-analfabeti di ritorno. Una delle cause può essere l’abbandono della grammatica e della fatica della sintassi: già alle medie non si studiano quasi più, figurarsi al liceo.

[ ]…“Siamo di fronte a un’autentica violenza nei confronti della parola”, risponde Giovanni Tesio, critico letterario e docente all’Università del Piemonte Orientale. “Ma non dipende solo dalla scuola: la colpa è anche delle famiglie e dei modelli culturali. La prevalenza dell’immagine porta a una disattenzione verso i testi, e comunque è vero che mancano le basi. Me ne accorgo correggendo tesi di laurea non solo scritte male, quello sarebbe il meno, ma anche piene di strafalcioni. Perché per decenni si è demonizzata la grammatica, come se tutto dovesse essere facile e divertente.                                                    “Ebbene, a scuola non tutto può né deve essere facile e divertente”.

Ecco gli interventi più significativi…

Risposto da Noa su 10 dicembre 2009 / 16:23

“Io penso che sia [anche] una questione di amor proprio.                                                          [I giovani] Curano l’abbigliamento ma non appartiene loro l’idea che anche la scrittura di un testo è un modo di apparire. Vedo mio figlio che inizia a curare i disegni, a definire i particolari, ma non si cura delle doppie, ignora gli accenti, sorvola sulle acca. Però ogni tanto fa le prove di bella calligrafia, perché quella “appare”. Chissà.
La tecnologia secondo me svela, non è certo la causa di tutto questo.                       Anche se facilita: la scrittura veloce avvalla il refuso, sdogana gli svarioni, ma è facile riconoscerli dai veri strafalcioni.”
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Risposto da M. Antonella   13 dicembre 2009 / 0:33

” Sì, Noa,
anch’io penso talvolta che gli errori di ortografia che fanno i nostri alunni,
(dalle elementari alle superiori), siano dovuti più ad una forma di trascuratezza e di noncuranza che ad ignoranza vera e propria.Altre volte è una pronuncia errata, regionale, a determinare l’errore;
ad esempio in Veneto sono appunto le doppie il tallone d’achille di molti alunni,
e invano il loro insegnante li ammonisce: “Mi racomando, ragassi, atenti alle dopie!”(sic!).
Da noi, nel sud, i nostri studenti sono spesso indotti in errore da una pronuncia troppo marcata
che privilegia le consonanti sonore alle sorde e, al contrario, raddoppia volentieri:
“Mi chiamo Andonio, sono di Cambobbasso e freguendo la quinda elemendare.
Se quacche volda mi sbaglio a sgrivere, è perché mi emozziono facilmènde!”
 (sic!)
E c’è poi anche il fenomeno dell’ipercorrezione che induce qualcuno a sostituire nel parlare, e di conseguenza nello scrivere, tutte le sonore con le sorde :
“Tutto pene, pampini? Volete antare sulla ciostra e manciare una merentina?”
(questo errore di pronuncia lo fanno in verità anche i tedeschi quando parlano in italiano:
ascoltare Papa Benedetto XVI per credere!)E che dire dell’Emilia Romagna, dove una pronuncia errata costringe all’errore ortografico
i malcapitati alunni, (e non solo loro!) :
“Suvvia, ragasuole, andate sotto le doccie e lavate bene quelle faccie sudaticcie e ricordatevi di dare le mancie al custode e attente alle pronuncie delle parole in -cia e -gia !”.

Ma naturalmente la pronuncia errata, come anche la tecnologia invadente e invasiva, non è che una delle tante con-cause degli incidenti di percorso nel terreno minato dell’ortografia…

La madre di tutte le cause è a mio avviso, come anche qualcun altro ha scritto in questo forum,
l’aver dismesso la buona pratica della lettura, il fatto cioè che i nostri alunni abbiano perso,
anzi non abbiano mai preso, la buona abitudine di leggere…
Non so dove l’ho letto, ma condivido:

“Nessuno potrà mai diventare uno scrittore che non sia stato, prima, un insaziabile, onnivoro lettore”!

(continua…)

 

 

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Una Risposta to “Italiano, questo sconosciuto: Analfabetismo di ritorno”

  1. valottof aprile 24, 2013 a 7:09 PM #

    ARGHHHHHH: da Tullio De Mauro certe idiozie non me le aspettavo proprio! “Ma il disprezzo per la lingua italiana risiede anche in certi romanzi di nuovi autori, pieni di parolacce e di inutili scorciatoie”. Ma che nuovi autori legge? E poi pare mio nonno: che c’entrano le parolacce con la lingua? Io posso dire che è uno stronzo ad affermare banalità di tal fatta senza avere evidentemente considerato la varietà della scrittura in Italia. Mi pare di usare un buon italiano pur mettendoci lo “stronzo” che in questo caso non è sciatteria linguistica ma convinzione motivata.

    E poi “l’uso esclusivo di telefoni cellulari e computer come strumenti di comunicazione non aiuta la nostra lingua”. Se chi scrive SMS usa un italiano devastato il problema non sta nel mezzo, ma nella sua ignoranza. Quanto al PC sono 11 anni che contribuisco ad animare un gruppo di lettori volontari che fa della lingua e della scrittura la sua ragion d’essere: il tutto solo sulla rete visto che alcuni di noi stanno in Nuova Zelanda o Emirati Arabi oltre che dispersi per la penisola. Io sto al PC 12 ore al giorno ma sono un cultore della lingua: cosa c’entra il PC??!!
    Pare quello che diceva che la stampa a caratteri mobili avrebbe rovinato la produzione di libri banalizzandola, o quelli che si opponevano alla traduzione della bibbia in volgare… Ma dai!!!

    Infine una perla tra i commenti: “Vedo mio figlio che inizia a curare i disegni, a definire i particolari, ma non si cura delle doppie, ignora gli accenti, sorvola sulle acca. Però ogni tanto fa le prove di bella calligrafia”.

    1) Se mio figlio sbaglia doppie, accenti o uso dell’H io lo correggo e cerco modi per far si che ricordi e faccia attenzione. Se tu non lo fai inutile dare la colpa a telefoni o computer: la colpa è tua!!!!

    2) “prove di bella calligrafia”: te la mai spiegato nessuno che calligrafia significa bella scrittura e dunque non si dice bella calligrafia????!! Miiiiiii: lo sentivoo ripetere in prima o seconda elementare. Magari prima di ergerti a giudice datti una ripassatina!

    Ah: sia chiaro che la seconda persona singolare non è rivolta all’autrice del blog, ma la utilizzo in senso impersonale!!!

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